Negli ultimi tempi a Genova ha fatto la sua comparsa, o forse faremmo meglio a dire la ricomparsa, quello che è universalmente conosciuto come il flagello delle palme: il punteruolo rosso.
In realtà in città vi erano già stati, nel corso degli anni, attacchi da parte di questo temibile insetto, ma questi erano limitati a singole piante per lo più circoscritte nei quartieri cittadini a ridotta presenza di palme e ciò ne ha ostacolato la diffusione.
Le piante ora attaccate dal punteruolo rosso a Genova si trovano invece a Nervi e in altre zone cittadine ad alta presenza di palme e questo ne determinerà una veloce proliferazione.
Anche in questo caso, abbiamo chiesto il parere di Marco Corzetto, agronomo e titolare dello Studio Tecnico del Verde, che delinea meglio il problema e le possibili soluzioni per ZenaZone.it.
E’ necessario fare una breve descrizione dell’insetto, per comprenderne il ciclo biologico, al fine di capire meglio le idonee soluzioni per debellarlo.
Il punteruolo è un coleottero, ossia un insetto provvisto di un esoscheletro fortemente chitinizzato e coperto di elitre, una sorta di corazza esterna che lo protegge ma lo rende altresì pesante e goffo nel volo. Sebbene provvisto di ali, il suo peso diventa un fattore limitante negli spostamenti ed i suoi voli risultano di modesta distanza, tanto che avvengono per lo più sfruttando le autovetture o i treni sui quali si posa.
Il punteruolo è’ un insetto a metamorfosi completa: dall’uovo si sviluppa la larva che successivamente si incrisalida per fuoriuscire come insetto perfetto o completo.
La sola larva risulta dannosa per la palma poiché provvista di un apparato boccale che rode l’unica gemma apicale presente nella pianta, monocotiledone, provocandone la morte.
Di norma quando si evidenziano gli effetti devastanti dell’insetto è ormai troppo tardi per provare a bloccare l’attacco e l’insetto stesso, ormai sfarfallato (ossia ha terminato la metamorfosi), è migrato su un nuovo esemplare di palma.
Una sola femmina è in grado di deporre fino a 300 uova ed è facile comprenderne la pericolosità, essendo l’insetto stato capace di uccidere in breve tempo moltissime piante, contribuendo a cambiare il paesaggio delle nostre città.
Si stima che in Italia alcune decine di migliaia di palme colpite dal punteruolo rosso siano già state abbattute e la sua diffusione pare inarrestabile.
L’arrivo del punteruolo rosso a Genova Nervi provocherà la morte di migliaia di piante e questo disastro si diffonderà rapidamente anche nelle limitrofe cittadine rivierasche, anche a causa della presenza a breve distanza della linea ferroviaria che fungerà da mezzo di trasporto per le femmine già fecondate dell’insetto.
Ma è possibile contrastare l’avanzata dell’insetto?
Certamente si, ma occorre approntare piani di lotta effettuati sul più alto numero di palme presenti nello stesso territorio.
Prima di tutto è bene precisare che tutte le palme vengono attaccate dall’insetto, sebbene la sua preferenza abbia questa scaletta:
Phoenix canariensis maschio, Phoenix canariensis femmina, Phoenix dactilifera…seguono poi le altre specie minori quali Washingtonia, chamareops, trachicarpa….
I tentativi di combattere l’insetto con nematodi non hanno sortito, ad oggi, risultati soddisfacenti, pertanto si deve ricorrere ad altre soluzioni, vediamo quali.
La prevenzione è certamente il sistema più efficace per eliminare completamente il rischio di infestazione.
Durante le potature è necessario eliminare ogni “odore” che potrebbe attirare l’insetto; alcuni utilizzano sacchette di naftalina appese nei pressi della gemma apicale; personalmente credo che il metodo più efficace possa essere un trattamento a base di rame che disinfetta e cicatrizza la ferita, rendendo disappetente la superficie del taglio esposta all’aria.
La lotta è permessa con utilizzo di prodotti specifici ed autorizzati, ma credo che sia proprio il protocollo d’uso a garantire la copertura o l’insuccesso del trattamento che si effettua.
La maggior parte degli operatori fa apporre allo stipite della palma un tubo nero del tipo usato negli impianti di irrigazione per farlo arrivare al suo apice ed attraverso una pompa vengono spinti circa 25 litri di soluzione in grado di bagnare adeguatamente la gemma apicale e uccidere tutti gli insetti che si trovano su essa.
Numerosi sono i limiti di questo trattamento che sono così riassunti:
- impossibilità di uccidere le larve presenti nella sottostante parte del castello
- scarsa persistenza del principio attivo
- eccessivo numero di interventi per anno (circa n 8)
- efficacia nulla sulle larve deposte lungo il tronco
Alcuni operatori trattano le piante attraverso l’endoterapia, ossia la somministrazione di principi attivi grazie ad una sorta di “iniezione” effettuata sul tronco.
Va detto che questo innovativo sistema di lotta, assai efficace su molte piante e capace di debellare con un solo intervento e per numerosi anni insetti e patologie, necessita per la palma di numerosi fori nello stipite (cinque) operando almeno due volte all’anno.
Il limite di questa tecnica sta nell’eccessivo numero di fori che si effettuano nell’esemplare (10 all’anno) che nel giro di poco tempo potrebbero provocare una frattura del tronco; inoltre ad oggi non è accertato il corretto movimento dei principi utilizzati all’interno della pianta.
Da tempo gli operatori dello Studio Tecnico del Verde osservano e studiano l’insetto, tanto che nel corso di questi ultimi 10 anni numerosi articoli pubblicati su riviste e servizi televisivi hanno descritto i pregi del lavoro compiuto.
Nel corso del tempo siamo riusciti a predisporre un efficace sistema di lotta nei confronti del parassita.
Attualmente le piante da noi trattate anche in zone fortemente attaccate dall’insetto paiono resistere perfettamente tanto da essere rimaste, in alcune località, gli unici esemplari ancora presenti.
Sono stati risolti i limiti che ogni altro sistema di lotta aveva evidenziato ed il tutto potenziando l’efficacia dei principi attivi utilizzati; per il trattamento su chioma si è puntato sull’utilizzo di un prodotto naturale capace di veicolare nei tessuti della pianta il fitofarmaco utilizzato, favorendone la penetrazione su tutto il castello delle piante e riducendo così la periodicità dei trattamenti da 8 a circa 3 all’anno.
Per quanto riguarda la metodologia endoterapica, poiché l’efficacia totale la si può avere soltanto utilizzando i due sistemi di lotta “pioggia su chioma/endoterapia”, lo Studio si è dotato di un innovativo strumento, ancora sconosciuto in Italia, che utilizza solventi in grado di permettere l’uso delle molecole già autorizzate nel nostro Paese.
In pratica con un solo foro effettuato sul tronco della pianta si ha una distribuzione nell’intera sua sezione, già ad un metro e mezzo di altezza, garantendo quindi la copertura su tutti i tessuti.
Per osservare la distribuzione del prodotto sono stati utilizzati particolari traccianti che ne hanno confermato le aspettative.
In questo modo è quindi possibile ridurre i trattamenti annui e, grazie alla mobilità dei principi attivi utilizzati, avere una efficace copertura su tutta la parte epigeica.
Naturalmente questo sistema di lotta è in grado di essere esteso ad altri vegetali.
In questo periodo stiamo trattando la processionaria dei pini, un insetto capace di provocare pericolosissime dermatiti all’uomo o causare la morte di cani e gatti che si trovano a transitare in presenza dell’insetto nella sua fase urticante.
Il trattamento, con iniezione diretta all’interno del tronco della pianta, non implica deriva di pericolosi fitofarmaci nell’ambiente ed anzi spesso la tecnica utilizza prodotti biologici innocui agli animali a sangue caldo.
Ancora una volta lo Studio Tecnico del Verde, con la sua lungimiranza ed attenzione per il territorio ha rivolto la sua ricerca a tecniche e soluzioni innovative ritenendo che questo sia il migliore compromesso tra conservazione dell’ambiente e progresso.
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